Due eventi sul rapporto tra arte e tecnologia ospitati nel nuovo spazio gestito da FGB.

L’avvento delle nuove tecnologie nella vita quotidiana ha influito sulle abitudini dei singoli e ha influenzato fortemente la produzione artistica contemporanea in tutti i suoi aspetti, dalla creazione alla fruizione. Proprio queste tematiche sono il focus del piano operativo del Laboratorio Aperto ex centrale AEM di Modena, gestito dalla Fondazione Giacomo Brodolini in partnership con ETT e Mbs. Il futuro del Laboratorio, infatti, prevede una serie di attività che, in collaborazione con gli attori del territorio, creino nuove esperienze e opportunità per la cittadinanza, le istituzioni e gli esperti del settore cultura e innovazione.

Un primo evento legato a questo importante tema, il convegno annuale Generazione Critica, è stato ospitato negli spazi dell’ex centrale AEM il 30 Novembre. Durante questo incontro artisti, critici, curatori e docenti hanno acceso i riflettori sulle nuove metodologie espressive e i nuovi linguaggi della cultura.

 

relatori impegnati in questo dialogo, moderati dal professore dell’Università di Modena e Reggio Emilia Vittorio Iervese, sono stati: Bruno Barsanti (curatore indipendente, coordinatore The Orghers, Torino), Cesare Biasini Selvaggi (direttore editoriale Exibart), Gemma Fantacci (contributor ATPdiary), Gli Impresari (collettivo artistico), Kamilia Kard (artista e docente), Elisabetta Modena (curatrice indipendente), Santa Nastro (caporedattore Artribune).

In occasione del convegno Generazione Critica è stata inoltre inaugurata la mostra “Ti fidi di me?”, ospitata negli spazi del Laboratorio Aperto ex centrale AEM da Lunedì 3 Dicembre a Sabato 8 Dicembre.

La mostra, creata come esito del laboratorio del Master di alta formazione sull’immagine contemporanea della scuola Fondazione Modena Arti Visive – Fondazione Fotografia, riprende le tematiche del convegno ponendo l’accento sull’utilizzo della tecnologia come filtro per la visualizzazione della realtà.

In 4 contenitori chiusi sono stati inseriti degli oggetti, che i visitatori possono vedere unicamente tramite il proprio smartphone, che assume la funzione di vero e proprio “occhio digitale”, inserendolo in delle fessure e scattando una foto. Solo così è possibile accedere al contenuto, fidandosi ciecamente di questo strumento per poter scoprire i contenuti delle teche. Il titolo della mostra rispecchia quindi l’esperienza del visitatore partecipe, ma non protagonista, della fruizione in sé.